Roberto Parmeggiani
Sindaco
Comune di Sasso Marconi
Presentazione
Mettermi a disposizione di una struttura più grande di me, per un bene che non è più quello del singolo, ma quello di un’intera comunità… e così cerco di portare la mia esperienza nel lavoro politico-amministrativo, per il bene comune… un modo di lavorare che non sia individualista, ma piuttosto di gruppo… un’azione di coordinamento nella quale ad ognuno sia riconosciuta la sua specifica responsabilità… un modo per valorizzare le molteplici competenze che esistono su un territorio… e un metodo, nel senso di strumento di connessione tra quello che hai e ciò che vuoi raggiungere, cioè una modalità per guadagnare obiettivi e risultati, indipendentemente dalle condizioni in cui ti trovi a lavorare che possono essere le più varie.
Roberto Parmeggiani nasce a Bologna il 14 settembre 1976.
Ultimo di quattro fratelli e prossimo a due cugini, un maschio e una femmina, vive infanzia, adolescenza e giovinezza nella frazione di Borgonuovo, insieme alla famiglia allargata.
“Sicuramente la mia famiglia è stata la mia prima esperienza di vita comunitaria, con tutto quello che comporta la vita a distanza così ravvicinata, in termini di condivisione e di partecipazione… non sempre facile… perché la tua identità può correre il rischio di perdersi, e tu, di perdere il bandolo della matassa di chi sei e di chi vuoi essere… ma certamente è stata un’esperienza che mi ha aiutato a immaginare che convivere è possibile, a coltivare un’attitudine alla relazione, anche molto stretta, che mi hai poi avvantaggiato, e che ora, dovendomi occupare di una comunità molto più ampia, mostra tutta la sua importanza”.
La famiglia di Roberto gestisce il forno di Borgonuovo. Il nonno materno si occupa di impastare e di cuocere, aiutato dal padre e dallo zio di Roberto; la nonna e la mamma lavorano nel negozio.
“Sicuramente un ricordo importante legato all’impegno sociale viene dalla mia famiglia… per tutti gli anni in cui ero piccolo, mio nonno aiutava una comunità di suore, che c’era a San Leo, e i bambini di cui si occupavano… mi ricordo che andava più volte all’anno a portare dei giocattoli… è stato un elemento quotidiano, qualcosa di normale, per tanto tempo, per la mia famiglia. Il forno impegnava molto, si lavorava tanto, ma si trovava anche il tempo per occuparsi degli altri… e io penso di avere preso da lì il desiderio di fare un lavoro che avesse a che fare con il tema della cura”.
Roberto frequenta le scuole elementari e le scuole medie a Borgonuovo, le scuole superiori all’Istituto Salvemini.
“Sono un ragioniere programmatore che non se ne intende di ragioneria… e che poi si è laureato in Scienze dell’Educazione… A dire il vero, ho tentato Economia e Commercio, che dopo la scuola che avevo fatto era lo sbocco naturale, ma ho capito quasi subito che non faceva per me e dopo una lotta di convincimento dei miei genitori, mi sono poi iscritto a Scienze dell’Educazione… comunque con la loro disapprovazione… La loro idea era quella che, essendo un uomo, avrei dovuto formarmi a un lavoro che mi avrebbe permesso di mantenere una famiglia… e così mi dissero che se volevo seguire quel corso di studi avrei dovuto pagarmelo da solo. È stato un periodo difficile, che però mi ha anche permesso di cominciare, per necessità, a lavorare molto presto… come educatore, prima a Pontecchio Marconi e poi per la Cooperativa Libertas… Lavorare durante gli studi è stato un modo molto utile per apprendere… non sono mai stato uno studente modello… poter avere, attraverso il lavoro, riscontro immediato e diretto di quello che studiavo mi ha molto aiutato”.
Dall’età di diciotto anni Roberto lavora come educatore, occupandosi di persone con disabilità e di bambini, poi, subito dopo la laurea decide di partire per un’esperienza di volontariato internazionale in Brasile dove rimane per circa due anni, dal 2004 al 2006, lavorando, a San Paolo, per l’associazione internazionale Padre Kolbe, con bambini e famiglie in difficoltà.
“Vivevo la comunità e svolgevo le mie attività di volontariato in cambio di vitto e alloggio. È stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita… come uomo occidentale, abituato a pensarsi al centro del mondo; come giovane educatore appena laureato, pieno di senso di onnipotenza. Era un altro mondo e la mia incidenza sul tessuto sociale era veramente minima. La gravità delle situazioni era tale che non potevi certo risolverle con un intervento sociale. Queste evidenze hanno molto cambiato la mia percezione di me stesso e l’idea di quello che potevo fare attraverso il lavoro sociale”.
Tornato in Italia Roberto trova lavoro presso il Centro Documentazione Handicap (CDH) di Bologna. “Al CDH ho ritrovato la stessa logica che avevo vissuto in Brasile… un’idea di educatore che non agisce dall’alto, ma che è allo stesso livello delle altre persone che lavorano con lui, con le quali collabora per costruire insieme un progetto condiviso. Un modo di lavorare che ha rotto gli schemi di quello che pensavo di me come educatore, ma anche di quello che pensavo di me come persona. Attraverso una relazione così diretta con l’alterità ho scoperto abilità che non sapevo di avere… formazione, gestione di gruppi… che è un’attività che mi piace molto… così come la scrittura… e poi, quando nel 2013 sono diventato presidente dell’associazione Centro Documentazione Handicap, la mia indole più politica e il valore del fare politica”.
Il lavoro presso il CDH accompagna Roberto per quasi quindici anni, fino all’inizio del percorso che lo porta, nella primavera del 2019, a diventare Sindaco di Sasso Marconi. Un percorso del tutto coerente con quanto fatto fino a quel momento e che porta a piena maturazione la sua esperienza di educatore.
“Quello che vedo, e che sento, è che spesse volte l’educatore rischia di immaginarsi e di pensarsi come un salvatore, un elemento astratto dal contesto in cui interviene o dalle persone insieme a cui opera, qualcuno che non ha niente da apprendere da coloro con cui lavora. Quello che ho imparato nella mia esperienza, invece, è che essere educatore è esserlo più del contesto che delle persone, essere dentro quella specifica dimensione per provocare, dall’interno, un cambiamento. Non è un lavoro uno a uno, ma è un lavoro di contesto. Allo stesso modo del lavoro di Sindaco”.
Dal lavoro educativo, passando per la presidenza dell’associazione Centro Documentazione Handicap, il passo verso l’accettazione della proposta di candidatura a Sindaco è più breve di ogni immaginazione.
“Più concretamente è andata così… a un certo punto mi è stata posta una domanda: Ma perché non ti metti a disposizione per questo ruolo? Una domanda molto diretta… Non ci avevo mai pensato e per molto tempo la mia attività politica è passata attraverso il mio lavoro e non attraverso un impegno diretto all’interno delle istituzioni pubbliche… però quello che ho pensato è stato: io comunico le mie idee, sostengo certe posizioni, lotto per difendere certi diritti, lo faccio in tanti modi, però forse è possibile e necessario farlo anche in modo più diretto, più concreto, in prima persona, perché va bene parlarne, però, se nessuno fa quel passo e tutti attendiamo che qualcuno lo faccia, potrebbe anche essere che quel qualcuno sia io. La spinta più forte, razionale e emotiva, è derivata dal mio percorso, formativo e professionale, poi si è aggiunta l’idea del servizio… mettermi a disposizione di una struttura più grande di me, per un bene che non è più quello del singolo, ma quello di un’intera comunità… e così cerco di portare la mia esperienza nel lavoro politico-amministrativo, per il bene comune… un modo di lavorare che non sia individualista, ma piuttosto di gruppo… un’azione di coordinamento nella quale ad ognuno sia riconosciuta la sua specifica responsabilità… un modo per valorizzare le molteplici competenze che esistono su un territorio… e un metodo, nel senso di strumento di connessione tra quello che hai e ciò che vuoi raggiungere, cioè una modalità per guadagnare obiettivi e risultati, indipendentemente dalle condizioni in cui ti trovi a lavorare che possono essere le più varie”.
Un’ultima nota sulla passione di Roberto per la scrittura e la narrativa per l’infanzia… una dote certamente non comune in un Sindaco.
“Sono stato uno studente fragile… non ero un grande studioso… mi impegnavo poco, ho fatto fatica ad apprendere la lettura in modo fluente, la scrittura era un grande ostacolo. Ho pensato per molto tempo di non essere capace… da un lato sentivo il desiderio di comunicare attraverso la scrittura, dall’altro ero convinto di non essere in grado di scrivere e questo ha provocato in me un’autolimitazione. Quando sono riuscito a liberarmi, e quindi ho scoperto il piacere e il gusto di scrivere, ho fatto anche un grande salto di qualità rispetto alla complessità dei miei contenuti. Ho capito che potevo articolare un ragionamento più complesso di quello che ritenevo fino a quel momento di poter pensare. È stato circa sette anni fa… era il 2012… mia nonna era gravemente malata e io scrissi un racconto… pensando alle mie nipoti, di quattro e sei anni… per raccontare loro questa malattia. Lo feci utilizzando la metafora della Bella addormentata. Venne fuori un testo molto impulsivo… un racconto immaginato per raccontare la malattia e la morte ai bambini… E poi successe che presi il coraggio a due mani e mi presentati alla Fiera del Libro… avevo tradotto il testo in inglese e in portoghese… sono andato a presentarlo agli editori che esponevano lì… vari di loro mi ascoltarono… ma fu un’editrice brasiliana che se ne innamorò e decise di pubblicarlo. Fu un’esperienza che rafforzò molto la mia fiducia in me stesso, che risolse la questione ancora aperta della scuola, il fatto che ero cresciuto pensando di non essere capace di scrivere… un passo avanti rispetto alla possibilità di dire cose e di usare più consapevolmente di questo mezzo così potente”.
Roberto è autore di diversi racconti pubblicati in Brasile e in Italia oltre che di un saggio e di altri scritti.
Da maggio 2019 è Sindaco di Sasso Marconi con delega alle Politiche Educative, Scolastiche, Giovanili, Culturali e alla Programmazione economica e finanziaria. Per l’Unione dei Comuni Valli del Reno Lavino Samoggia è il Sindaco delegato a Politiche Sociali e di Pari Opportunità.
Vive a Borgonuovo con il suo compagno.
Autovalutazione
Mi piace costruire una comunicazione chiara… ma anche complessa… perché credo che sia importante non semplificare troppo le questioni, ma piuttosto offrire gli strumenti utili a comprendere, e a ragionare, anche autonomamente, su ciò che avviene.
Quanto senti politicamente di riuscire a mantenere e consolidare relazioni?
Penso che sia una delle mie migliori abilità perché, se l’obiettivo è la cura e la gestione del bene pubblico, non è possibile raggiungerlo se non attraverso un’ampia condivisione.
Quanto senti politicamente di riuscire a gestire conflitti?
Penso che sia parte del mio ruolo quello di tentare di gestire e superare i conflitti che possono ostacolare sia l’attività amministrativa che quella della partecipazione pubblica. Pur non amando stare nel conflitto, penso comunque di avere delle buone capacità nel gestire situazioni conflittuali tra parti o che mi coinvolgano direttamente.
Quanto senti politicamente di riuscire a comunicare?
La comunicazione è una parte molto importante della mia attività politica e credo di avere una buona propensione alla comunicazione. Mi piace costruire una comunicazione chiara… ma anche complessa… perché credo che sia importante non semplificare troppo le questioni, ma piuttosto offrire gli strumenti utili a comprendere, e a ragionare, anche autonomamente, su ciò che avviene.
Quanto senti politicamente di riuscire a risolvere problemi?
Questo è già più complesso, perché nella risoluzione dei problemi il mio ruolo è solo un pezzo e deve integrarsi con il lavoro di altre parti che, indipendentemente dalla qualità del loro apporto, hanno bisogno di tempo e di coordinamento. Penso quindi che sia possibile risolvere le situazioni problematiche, ma devo anche riconoscere e accettare che c’è un tempo diverso per farlo da quello che immagino o desidero.
Quanto peso politico senti di avere?
Rispetto alla situazione politica di Sasso Marconi, penso che il mio percorso di civismo mi abbia portato ad avere un ruolo politico di unificazione importante e quindi sicuramente un peso che in questo momento è significativo. Mi auguro che nel tempo si possa costruire una partecipazione che renda il peso politico più condiviso e quindi più diluito.
Quanta leadership senti di avere?
Personalmente penso di essere un buon leader perché mi piace vedere e riconoscere anche il successo degli altri… oltre al fatto che sono molto consapevole di non possedere tutte le competenze necessarie al lavoro politico e che sia importante condividere con chi può mettere a disposizione capacità e competenze specifiche sui temi che di volta in volta vanno affrontati. Rimango convinto che il ruolo di un politico non sia un ruolo tecnico e che quindi il primo compito è quello di governare le situazioni e di guidarle.
Riflessione
Anche per le mie esperienze personali sono convinto che non ci si possa più considerare come piccole comunità separate e che quindi le relazioni strutturate, anche di governo dei territori, siano il percorso giusto per promuovere politiche e attività utili alla cittadinanza. Questo va di pari passo con la valorizzazione delle specificità territoriali, che però devono essere intese come i nodi di una grande rete e non come i baluardi di difesa della propria individualità.
Qual è la tua idea di sovracomunalità?
Anche per le mie esperienze personali sono convinto che non ci si possa più considerare come piccole comunità separate e che quindi le relazioni strutturate, anche di governo dei territori, siano il percorso giusto per promuovere politiche e attività utili alla cittadinanza. Questo va di pari passo con la valorizzazione delle specificità territoriali, che però devono essere intese come i nodi di una grande rete e non come i baluardi di difesa della propria individualità.
Qual è la tua idea di sussidiarietà?
Vorrei lavorare per costruire un sistema di sussidiarietà in senso lato che permettesse di considerare le persone che si trovano in situazione di necessità non come destinatari di un’assistenza passiva, ma come soggetti attivi che, pur nel bisogno momentaneo, possono essere messi nelle condizioni di partecipare con tutte le loro risorse.
Qual è la tua idea di solidarietà?
Non è l’atteggiamento pietistico di un singolo, o di un’istituzione, verso chi è considerato più debole… la solidarietà dovrebbe diventare un parametro delle politiche di un’amministrazione comunale e dovrebbe tendere, pur nel riconoscimento delle diversità, a considerare i cittadini in modo equo, senza cadere nella discriminazione, anche se involontaria.
Qual è la tua idea di omogeneità?
Ammetto che la parola omogeneità mi crea qualche turbamento perché a volte viene usata per sottendere una sorta di uguaglianza apparente e non effettiva. Condivido tuttavia che, facendo parte di un’Unione di Comuni, sia importante aderire a un progetto di riduzione di tutti quegli ostacoli che impediscono di avere un territorio di pari opportunità.
Qual è la tua idea di condivisione/differenziazione?
Facciamo parte di un territorio ampio e diversificato ed è importante prevedere il rispetto delle differenze, sia nella definizione delle politiche generali che nella costruzione dei Servizi specifici. Penso che sia auspicabile una condivisione che porti a superare quegli atteggiamenti che ancora determinano, in alcuni casi, una difesa del proprio contesto, rispetto invece a una più convinta costruzione di relazioni e di progettualità condivise.
Che idea hai delle Politiche di Pari Opportunità?
Quando mi sono candidato una persona del territorio appartenente al mondo politico mi disse: Benissimo la tua candidatura, però, per la tua professione, tu saresti un ottimo assessore al sociale, mentre come Sindaco sarebbe meglio un imprenditore. Risposi dicendo che per me era proprio il contrario… proprio per la mia professione, ritenevo, e ritengo, di poter svolgere il ruolo di Sindaco in maniera competente e valida… quello che viene fuori è che, come sempre, ciò che appartiene al mondo sociale e educativo viene considerato meno importante di altre cose… Penso che lo stesso debba valere per le pari opportunità… toglierle dal recinto nel quale di solito le rinchiudiamo e farle diventare un metodo applicabile a tutto. Per questo credo che le pari opportunità, che nel nostro territorio hanno visto nel tempo un grande lavoro, dovrebbero diventare un parametro attraverso il quale valutiamo le scelte che facciamo, o un paio di occhiali con i quali guardiamo tutte le politiche e le azioni che andiamo ad attivare. Mi impegnerò quindi a fare in modo che le politiche di pari opportunità, che in questo territorio hanno molto da dire, abbiano occasioni importanti per poterlo dire.